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Il cavaliere e l'amore proibito

di Ornella Albanese

La torre si disegnava nera contro il nero del cielo e i raggi della luna si spingevano all'interno, attraverso le feritoie, inargentando il buio.

Il cavaliere avanzava con passi di velluto, assolutamente silenzioso. Conosceva la strada. Arrivato alla porticina chiusa a chiave dalla crudeltà del barone, vide la donna emergere dal buio, fluenti capelli lunari, fluente camicia di impalpabile lino, occhi vaghi e lucenti.

L'emozione fu forte. L'unica emozione che fosse ancora in grado di provare, era l'emozione.

Madonna, bisbigliò, vi amo dagli albori del mondo...

Gli occhi vaghi di lei ebbero un guizzo di piacere. Ma solo per un attimo.

E' un amore proibito, bisbigliò attonita, destando echi dolorosi nel cuore del cavaliere.

Nessuno può proibirvi l'amore, disse lui, aprendo le braccia.

Lei gli sfuggì, eterea e inconsistente, la sua ossessione e il suo tormento.

Mio padre... ho terrore di mio padre il barone.

Madonna, disse lui, non rinuncerò ad amarvi. Desidero sotto le dita il velluto dei vostri capelli, la seta della vostra pelle...

Di nuovo cercò di sfiorarla. Di nuovo lei si ritrasse, con irremovibile dolcezza.

Mio padre ci ucciderà...

Sfuggendogli, era arrivata alla sala d'arme. Solo che non c'erano più armi, e strane fiammelle dorate si accendevano e spegnevano rivelando la stanza e poi restituendola al buio.

Cosa accadeva? E subito un rumore la spaventò. Al di là della porta massiccia.

Ritornano, disse, negli occhi la paura.

Aspettate, madonna, le intimò lui con la risolutezza del suo sangue guerriero. Non voglio fuggire. Desidero amarvi. Desidero toccare la vostra pelle, gustare le vostre labbra e vivere il nostro amore proibito. Vivere, capite?

Lei lesse nei suoi occhi accesi quello che voleva fare e si spaventò. Folle cavaliere che combatteva contro il destino.

No, disse.

Venite con me, le intimò lui, imperioso. Non abbiate paura di vivere.

Con un balzo, il cavaliere uscì dal buio. Lei invece arretrò tremando fino a un angolo più fondo, si confuse nell'ombra e divenne ombra.


° ° °


- Bloccati dalla neve! E' stato un azzardo voler trascorrere qui il Natale!

L'uomo sbatté con forza la portiera dell'auto e si avviò verso la torre senza aspettarla.

La donna lo seguì, affondando un po' nella neve fresca. – Se i nostri amici non possono raggiungerci, festeggeremo da soli – disse.

- Io e te? – ringhiò lui. – Quattro giorni da soli io e te? In questo posto dimenticato da Dio e dagli uomini?

Una volta, quando il sentimento che li univa era ancora pieno di forza e di passione, lui considerava la torre il posto più romantico dove amarsi in ogni istante delle loro giornate insieme. Adesso la vedeva come una prigione. Col tempo, infatti, molte cose erano cambiate. Il suo spirito irruente e selvaggio non tollerava più legami. Aveva creduto di poter rinunciare alle sue infinite libertà per amore, adesso di quell'amore vedeva solo le catene.

Fino a quando non sei apparsa tu, le aveva detto una volta con cattiveria, nessuno era riuscito a ingabbiarmi l'anima.

Era un'artista e il suo genio si dispiegava senza regole e senza confini, ma schiavo di mille capricci. Il matrimonio che lui stesso aveva voluto si era trasformato in una trappola da cui cercava di fuggire. Ci pensava in ogni minuto delle sue notti insonni.

Le mie ali sono pronte di nuovo a spiccare il volo, le aveva gettato in faccia dopo l'ultimo litigio. Come un insulto.

La torre apparteneva alla famiglia della donna da molti secoli e lei aveva voluto ristrutturare l'interno per trascorrervi qualche giorno ogni tanto. Era immersa nella campagna e dalla sommità merlata si vedeva il mare. Entrarono in quella che era stata la sala d'arme, trasformata in un salone col pavimento a mosaico e bassi divani di pelle. L'enorme abete era decorato solo con piccole luci dorate che si accendevano e spegnevano a intermittenza. Il dipinto di Costanza era stato appena riconsegnato, dopo un restauro piuttosto laborioso, e lei lo aveva fatto appendere sopra il camino. La sua ava era morta secoli prima, per mano del barone suo padre, in circostanze misteriose. Lei era intenerita dal fatto che fosse stata uccisa così giovane e anche dal biondo chiarissimo dei capelli, identico al suo.

- Io me ne vado – disse l'uomo rabbioso. Il suo viso bello, che lei aveva adorato, appariva quasi spiacevole, così incattivito dal livore. La donna capì che niente poteva più essere salvato, nel loro matrimonio, doveva solo lasciare che se ne andasse. Che dispiegasse le sue stramaledettissime ali. – Sì, vado via subito. Preferisco affrontare una tormenta di neve, piuttosto che stare qui con te... – Si interruppe e un lungo, lento brivido lo scosse da capo a piedi. – Fa anche un freddo dannato! – imprecò. Lei aveva acceso il fuoco prima di uscire per le ultime spese e adesso nell'aria c'era un bel tepore. Si girò a guardarlo, sorpresa. – Freddo...?

L'uomo sembrava non respirare, immobile, gli occhi privi di espressione come quelli di una statua. Poi lasciò uscire il respiro e i lineamenti irrigiditi si ammorbidirono lievemente. Gli occhi si animarono, non più cupi e rabbiosi come un attimo prima. E affondarono nei suoi in un modo che le tolse il respiro.

- Cosa c'è? – chiese in un soffio.

Senza rispondere, l'uomo la imprigionò tra le braccia e lei avvertì le sue dita tra i capelli, e poi sulla pelle, e labbra brucianti sulle labbra, assetate come se avessero atteso per lunghi secoli quel momento. Poi la sua bocca le bisbigliò piano all'orecchio: - Madonna, io vi amo dagli albori del mondo...

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