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LMBR INCONTRA.... ORNELLA ALBANESE
Intervista di Vivienne
1 - Dalla trama al romanzo finito: com'è la tua routine lavorativa? Qual è il momento più difficile?
Io non parto mai da una trama, solo da un’idea centrale che deve essere “forte”. Intorno a questa idea costruisco il romanzo. Nessuna sinossi, nessuna costruzione anticipata dei personaggi. Comincio a scrivere e vado avanti in piena libertà fino a circa metà romanzo, poi rileggo e riannodo tutti i fili. E’ a questo punto che mi serve uno schema scritto, per non rischiare di tralasciare qualcosa.
2 - Come affronti le scene più calde dei tuoi romanzi? Nei romance italiani le scene hot sono in generale meno dettagliate e meno lunghe rispetto a quelle delle autrici americane. Le autrici italiane sono più 'prude' o semplicemente più eleganti delle anglosassoni? Eppure, ho l'impressione che le lettrici non disprezzerebbero anche nei romanzi italiani più sesso esplicito.
Io preferisco dire “più eleganti”. E’ una mia opinione, ma secondo me un romanzo non deve essere un trattato di anatomia. Nei primi romanzi ho indugiato di più nelle scene di sesso, ma adesso preferisco raggiungere un’intensa emotività. Anche nella descrizione dei baci. Una volta ho letto il commento di una lettrice a proposito di un “mio” bacio: diceva che lo trovava “di un’intensità insopportabile”. Ecco, era proprio quello che mi proponevo di fare.
3 - Vuoi dare un consiglio pratico alle autrici esordienti che riguardi stile, grammatica, o magari l'organizzazione del lavoro?
Lo stile deve essere personale, solo il primo lavoro può risentire di influssi esterni, poi l’autrice deve crearsi un suo stile che la renda riconoscibile. L’uso corretto della grammatica nasce o da un assorbimento efficace delle regole quando si è ancora piccoli, in modo che l’esprimersi correttamente diventi istintivo, oppure da un apprendimento “sul campo”, cioè leggendo molto e con attenzione per imparare.
Anche l’organizzazione del lavoro è una questione molto soggettiva, l’unico consiglio che mi sento di dare è un consiglio crudele: tagliare. Con l’ultima revisione si deve tagliare il superfluo, l’eccessivo, sia che si tratti di descrizioni, di aggettivi, o di sinonimi. Vi assicuro che è difficilissimo, una vera violenza, ma poi i risultati sono garantiti.
4 - Qual è per te il romanzo perfetto, quello che avresti voluto scrivere?
I romanzi perfetti sono quelli che si leggono nel periodo dell’adolescenza. Dopo si diventa più critici ed esigenti. Un romanzo perfetto, letto da ragazzina e poi riletto più avanti, è “Il buio oltre la siepe “, di Harper Lee. Di quelli letti di recente, forse “Survivor”, di Chuck Palahniuk. Leggendolo, ho desiderato moltissimo avere la creatività sovreccitata e lucidissima dell’autore. Quanto ai Romance, ho appena letto “La figlia del matematico”. Ecco un’idea davvero originale e forte, resa magistralmente anche con l’espediente tecnico del linguaggio che passa in modo graduale dall’incomprensibilità alla coerenza.
5 - Qual è il momento più bello ed emozionante: scrivere la parola fine o la prima di un nuovo romanzo?
Scrivere la prima parola, più che emozionante, è difficile. L’incipit di un romanzo deve essere di forte impatto per convincere le lettrici che, come me, danno uno sguardo alla prima pagina prima di acquistare un libro. Scrivere la fine, invece, è adrenalina pura. Parlo degli ultimissimi capitoli. Non faccio che pensarci, vivo in perfetta simbiosi con i miei personaggi e con la storia, non riesco a staccarmene. Sono l’ultimo pensiero quando vado a dormire e il primo quando mi sveglio.
6 - A settembre uscirà presso IRM un tuo nuovo romanzo. Ci puoi anticipare il titolo e l'ambientazione storica? magari dirci due parole sull'eroe e l'eroina?
Il titolo del romanzo è “Il profumo dei sogni” ed è la storia di un uomo che ha perduto la capacità di sognare. L’uomo è Tomaso, personaggio rilevante del mio ultimo romanzo “L’avventuriero che amava le stelle”. Le lettrici che hanno letto “L’avventuriero”, ritroveranno personaggi e ambientazioni che conoscono. Tra i personaggi, Lucilla, Camelia, Riccardo Astolfi, ma anche nuovi, uno dei quali particolarmente intrigante. Le lettrici che invece non conoscono “L’avventuriero”, leggeranno un romanzo perfettamente autonomo, che è un sequel ma potrebbe anche non esserlo.
7 - A proposito di eroi: spesso rispondono a dei cliché cui noi lettrici, molto volentieri, ci adattiamo. In realtà, credo che proprio la ripetitività di certi schemi (happy ending compresa) sia ciò che cerchiamo nel romance. Qual è il tuo pensiero a riguardo e senti mai nei tuoi romanzi la necessità di rompere questi schemi?
Io ho provato a rompere lo schema della coppia unica protagonista. E infatti ho dato ai personaggi minori, di romanzo in romanzo, sempre più spessore fino ad arrivare all’ultimo, “L’avventuriero che amava le stelle”, dove più storie importanti si intrecciano (atipico per un romance, mi è stato detto da una lettrice).
All’ happy ending, invece, non è possibile rinunciare. Considerate però che, se due personaggi “vincono” e possono quindi viversi il loro lieto fine, ce ne sono di conseguenza altri che “perdono”. A me piace regalare uno sguardo particolare ai personaggi senza lieto fine.
8 - Un altro punto dolente, di cui le lettrici spesso si sono lamentate: le copertine, spesso ridicole più che sexy. Credo che sulle copertine le autrici dovrebbero dire la loro perchè sono di fatto la confezione in cui viene racchiuso il loro lavoro, il packaging come si direbbe oggi. Tu sei contenta delle tue? Ce n'è qualcuna che proprio non ti è piaciuta?
Diciamo che a me non piace in assoluto la tipologia della coppia travolta dalla solita passione, ma, detto questo, non creo problemi per avere una cover piuttosto che un’altra. Farebbe la differenza riuscire a ottenere una copertina completamente diversa (come quelle della collana Emozioni per intenderci), ma poiché sembra che la tipologia non possa cambiare, me ne faccio una ragione. Quindi rispondo al contrario, citandoti un paio che mi sono piaciute: la cover di “Cuore di lupo”, valorizzata da una bella densità di colori, o quella di “Inganni d’amore”, originale per la presenza di una donna sola, di spalle.
9 - Credo che chi scrive, di scrivere non si stanchi mai. Emotivamente, a te cosa dà?
La sensazione di avere una via di fuga piacevolissima. Quando la realtà si fa un po’ grigia, un po’ noiosa, fare una capatina in un universo parallelo è molto intrigante.
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